VOTUM

 

 

 

Votum: è questo il tema scelto dall’ O-ring Art Studio, che coniuga la tradizione partenopea all’amore per l’arte e la scienza, ma soprattutto alla “fede” verso la natura umana… in fin dei conti, cos’è la fede se non un atto di fiducia rivolto a un’entità, che sia essa visibile o intangibile? Ed è proprio la fede l’elemento che emerge in questi lavori, non intesa in senso religioso, ma come legame incondizionato... Non a caso, il marchio che rappresenta gli artisti è un cerchio, un O-ring, ossia, una guarnizione, ma che agli occhi dei più appare come un anello (“la” fede), un circolo, un elemento eterno e indivisibile, come lo era la sfera del filosofo di Elea Parmenide, che rappresentava l’Essere nella sua pienezza e perfezione.

Michela Alfè e Mauro Caccavale, napoletani per origini e studi, uniti nella vita così come nell’arte, fondano l’O-ring Art Studio nel 2011: entrambi di formazione scientifica (chimico dei materiali con dottorato in Ingegneria Chimica lei, fisico sismologo con dottorato in Rischio Sismico lui), sentono poi l’esigenza di esprimersi in maniera più creativa. E così, Michela segue il fascino della pittura grazie all’artista Tullia Matania, mentre Mauro si appassiona alla fotografia tradizionale stampata in camera oscura, sotto la guida del fotografo Ugo Pons Salabelle. Da questo connubio nasce l’intuizione di fondere le diverse competenze scientifiche con le esigenze artistiche.

Esordiscono nel 2011 con il progetto di fotografia analogica Sovraimpressioni, selezionato per la mostra NICE (New Independent Curatorial Experience) – Place to be alla X edizione di Paratissima (Torino Esposizioni, 2014) ed esposto alla galleria Art design Factory di Rivoli. Nel 2015 allestiscono Heartquake, prima personale nella suggestiva chiesa seicentesca di San Biagio Maggiore in via San Gregorio Armeno, un lavoro che integra mappe sismiche e cartografiche con antiche tecniche di stampa fotografica (cianotipia). Nello stesso anno presentano Materica, nelle cave di tufo di Napoli Sotterranea, una mostra di macrofotografia “tecnologica” che reinterpreta i nanomateriali avanzati di ultima generazione, svelandone la pittoricità intrinseca, inserita nella XIX ed. di Futuro Remoto e nella rassegna Come alla corte di Federico II al Centro Congressi dell'Università. Heartquake e Materica: esposizioni di gran pregio, che rispecchiano le attitudini dei due artisti, ma presi singolarmente… Senza dubbio, il “passaggio” a Votum integra coerentemente le loro vocazioni più profonde. Il primo votum nasce nel 2014 da una scintigrafia total body e partecipa alla X ed. di Paratissima: da qui l’intuizione di continuare questo percorso carico di misteri e significati. Votum trae ispirazione dall’antica consuetudine da parte dei fedeli di elargire alla divinità un dono in seguito a una grazia ricevuta, ma va ben oltre l’aspetto visibile: si tratta di un lavoro altamente ricercato che, partendo dalle immagini trasparenti ed eteree di risonanze magnetiche, TAC, radiografie, ecografie e affini, raffiguranti dorsi, crani, denti, braccia, gambe, finiscono poi per “reincarnarsi” in un corpo rinnovato. Ogni votum, anche se apparentemente impersonale, conserva in sé la peculiarità di chi ne ha fatto parte, non a caso, il materiale strumentale appartiene a conoscenti degli artisti che scelgono di offrirlo affinché, una volta rielaborato, (proprio sulla scia degli ex voto), possano riceverne nuova vita o esorcizzare il male per cui richiedono protezione. Questa offerta rituale di “pezzi” corporei, senza dubbio ai nostri tempi potrebbe apparire assurda o addirittura macabra, tuttavia si perde nelle origini di religioni cristiane e pagane: largamente diffusa nella cultura partenopea, la si riscontra soprattutto in moltissime chiese barocche con ex voto in metalli pregiati, quali oro o argento, raffiguranti le parti anatomiche malate interessate al “miracolo”. Tutto ciò è solo il substrato del progetto che si dipana in maniera molto più sottile e intimistica: i due artisti, infatti, una volta scelte le immagini strumentali più significative le rielaborano e adattano ai “corpi “ in loro possesso. Molto spesso si tratta di figure in terracotta o manichini impagliati (la “struttura” dei personaggi) che Michela e Mauro si procurano a San Gregorio Armeno, la ben nota strada dei pastori. Tutto ciò è in perfetta aderenza sia con il culto della morte, da sempre presente in Campania e legato a una sorta di scaramanzia intrinseca nel popolo napoletano, sia con la tradizione degli ex voto in terracotta. Chi ha avuto il piacere di visitare Napoli, potrà infatti riconoscere nel poderoso trittico Votum (radici), per le sue “ramificazioni”, le strabilianti Macchine anatomiche di Raimondo di Sangro contenute nel Museo Cappella Sansevero che mostrano gli scheletri di un uomo e di una donna in posizione eretta, con il sistema artero-venoso quasi perfettamente integro.

Non solo, osservando le opere Sospensioni è naturale ricordare le “capuzzelle” contenute nel Cimitero delle Fontanelle, posto noto per il rito delle "anime pezzentelle", che prevedeva l'adozione di un cranio, a cui corrispondeva un'anima abbandonata, al fine di ricevere una grazia di qualsiasi tipo.

È evidente che la cultura napoletana si respira fortemente in Votum, tuttavia, la bellezza di questo “corpus” artistico si manifesta per la sua umanità: ogni immagine strumentale appartiene a una persona reale, concreta, spesso è parte inconfessata di una storia di dolore e calvario: ogni opera racconta il suo vissuto, più o meno drammatico, eppure ignoto a chi li osserva. Le singole lastre ai raggi x o le risonanze archiviate su un cd, nelle mani di Michela e Mauro non sono più tali: riprendendo “corpo” si trasformano in altre “persone" dalla nuova identità. Ovviamente, si tratta di un lavoro altamente sofisticato dove ogni singolo pezzo, di modeste dimensioni, è immortalato con la macrofotografia, secondo luci e posizioni accuratamente progettati sulla base dei raggi x e delle ecografie a loro disposizione. Così, le piccole terrecotte, si integrano con quell’anima e nella foto in bianco e nero assumono le sembianze di statue di marmo o riproduzioni in gesso d’età classica, simili ai filosofi di altri tempi, sospesi su uno sfondo “asettico” di grande pulizia e nitore, affinché nulla possa tubarne la visione. Se ne discostano, in piccola parte, alcuni votum che invece presentano elementi apparentemente sconnessi, ma che in maniera criptica identificano chi ha donato la sua “storia”: è questo il caso del Votum (la veronica) che nelle palline da tennis sospese nell’aria ricordano la volée alta di rovescio, con un riferimento a un’artista incisore che nelle sue opere rappresentava le bolle di sapone fluttuanti verso il cielo. Questi lavori, di estremo interesse, depistano e incuriosiscono lo spettatore che cerca la soluzione dell’enigma occulto al pari di un colto rebus.

Infine, di rilievo è il tipo di allestimento scelto dall’O-ring Art Studio: ogni fotografia digitale, stampata su carta Hahnemuhle photo rag matt, è montata su pannelli di legno intelaiati, come se la stoffa stessa fosse il sudario e la traccia ultima di un corpo pulsante. A completare il tutto, una serie di schizzi, i pezzi originali di terracotta, i manichini da cui sono stati tratti i lavori, un lightbox con lastre a raggi x, fanno in modo che il pubblico possa avere piena coscienza del tipo di lavoro effettuato, dalla fase di ideazione alla sua realizzazione finale.

Senza ombra di dubbio, a prescindere dalla pregevolezza estetica e dalla perizia tecnica delle opere, questa dell’O-ring Art Studio è un’esposizione che fa riflettere, sul valore della vita, sul senso di perdita della morte, ma soprattutto sulla fiducia e speranza che qualcosa possa cambiare e che sempre ci sarà qualcuno che veglierà su di noi… Come scriveva Parmenide nel poema Sulla natura, «Compito del filosofo è unicamente quello di rivelare la nuda verità dell’Essere nascosta sotto la superficie degli inganni»: potremmo così asserire che nelle opere di Michela e Mauro, eliminata la doxa, ossia l’apparenza (rappresentata esteriormente dal corpo), l’uomo si rivela nella sua vera essenza (l’interno non visibile a occhio nudo, ma fulgido come un’aura), unica, perfetta e immutabile, perché l’anima non ha confini e pur nel giorno del suo epilogo, essa continuerà a esistere attraverso il ricordo di chi l’ha amata…

 

Testo critico di Veronica Longo

 

 

 

 

O-ring Art Studio